Gli Amici della Bicicletta rispondono
I "dubbi" ciclistici del Consigliere Comunale Milena Tisato

domenica 11 giugno 2006, di webmaster

Dall’Arena del 06.06.2006

Presentata dal consigliere Milena Tisato un’interrogazione al comandante della polizia municipale
BICI E NORME, «SERVE CHIAREZZA»
Richieste precisazioni sull’uso delle piste dedicate e della marcia contromano

Ben venga l’utilizzo della bicicletta in città, però se aumentano i praticanti delle due ruote (senza motore) diventa anche importante che vi siano regole chiare e rispettate da tutti, automobilisti e ciclisti. A chiedere chiarimenti è stata Milena Tisato, consigliere comunale, con una interrogazione nella quale solleva alcuni dubbi e chiede in merito chiarimenti all’amministrazione e per competenza a vigili e settore viabilità.
«Premetto che usufruire della bicicletta è sicuramente positivo sotto vari punti di vista, quello che più viene promosso è che il suo utilizzo contribuisce alla diminuzione dell’inquinamento e del traffico. Qualcosa è stato fatto anche se non possiamo certo paragonare i nostri interventi a certe città estere che vengono progettate con adeguati spazi e corsie per le biciclette da ambo i lati della strada».
Il problema è il comportamento su strada. «Purtroppo si vede molto spesso come alcuni ciclisti, pur in presenza della pista ciclabile, percorrano con il loro mezzo la strada a fianco, molto spesso si vedono ciclisti che percorrono contromano le strade attraversando incroci, incuranti della segnaletica, compreso i semafori rossi, mettendo a rischio non solo la propria incolumità, ma anche quella di altri soggetti sia pedoni che automobilisti».
«Viste le richieste dell’associazione Amici della Bicicletta e di alcuni esponenti di partiti, sull’opportunità, oltre a poter usufruire delle corsie preferenziali dedicate agli autobus e ai taxi, che venga permesso ai ciclisti di percorrere le strade a senso unico contromano per favorire l’uso della bicicletta, evitando lunghi percorsi», la Tisato chiede di interpellare il comandante della polizia municipale per sapere se «il codice della strada autorizza il ciclista a percorrere le corsie preferenziali dedicate ai mezzi pubblici? Se sì, è permesso l’uso in ambedue le direzioni? (contromano sulla corsia preferenziale?)»
E poi: «Il codice della strada permette che il ciclista percorra strade a senso unico senza corsia dedicata, in contromano? Nel caso che un ciclista percorrendo contromano una strada, come spesso avviene e come richiesto da alcuni, venga investito involontariamente da un automezzo o da un motociclo che percorre regolarmente detta strada, magari con gravi conseguenze, a chi verrà dato torto? Le assicurazioni coprono i danni?».
Infine, «il codice della strada "obbliga" il ciclista ad occupare le corsie dedicate -ciclabili? Lo stesso può essere sanzionato se non le rispetta?».


La risposta del nostro Presidente Paolo Fabbri

Verona 11 giugno 06

Alla Consigliere Comunale sig.ra Milena Tisato
e, p.c. Al Assessore Carlo Pozzerle
Al Comandante della Polizia Municipale
All’ Assessore Elio Pernigo (Socio Fiab)
Alla Presidente della 1^ Circoscrizione Luisa Caregaro (Socia Fiab)
Agli Assessori e Consiglieri Comunali iscritti all’associazione Fiab Amici della Bicicletta
Assessore Luciano Guerrini
Assessore Stefania Sartori
Assessore Francesca Tamellini
Assessore Ivan Zerbato
Consigliere Giorgio Bertani
Consigliere Gianni Cailotto 
Consigliere Diego De Carlo
Consigliere Delaini Alessandro
Consigliere Fiorenzo Fasoli
Consigliere Anna Leso
Consigliere Giorgio Mazzai
Consigliere Mario Micheletto
Consigliere Riccardo Milano
Consigliere Salvatore Papadia
Consigliere Mauro Peroni
Consigliere Pierluigi Salbego
Consigliere Fabio Segattini
Consigliere Paolo Zamboni
Consigliere Remo Zanella

Oggetto: intervista all’Arena della Sig.ra Tisato sulle proposte degli Amici della Bicicletta (sensi unici, corsie preferenziali) e sull’obbligo, per i ciclisti, di circolare sulle piste ciclabili.

Gentile Sig.ra Tisato,

sull’Arena del 6 giugno viene riportata una serie di domande che lei pone al Comandante della Polizia Municipale. Al dott. Altamura lei chiede se se sono ricevibili, Codice della Strada alla mano, due proposte che gli Amici della Bicicletta hanno da tempo presentato al sindaco e che recentemente sono state fatte proprie da un gruppo di consiglieri comunali sia di centro destra che di centro sinistra. All’Arena ho scritto, nel merito, una breve lettera che spero verrà pubblicata. A lei vorrei far sapere più estesamente quale è l’opinione della nostra associazione sulla legittimità di quelle proposte e sulle ragioni che ci hanno spinto a formularle.

La prima proposta è relativa alle cosiddette corsie preferenziali.
Noi abbiamo chiesto che, “sui percorsi abitualmente utilizzati dai ciclisti tra il centro e la periferia, siano individuati i tratti di corsie preferenziale sui quali autorizzare le biciclette quando manchino o siano impraticabili, per lunghezza o pericolosità, percorsi alternativi”. Non abbiamo chiesto che chi va in bici possa andare su tutte le preferenziali, ma che si ragioni caso per caso sulla scorta delle alternative disponibili per i ciclisti e sentita, naturalmente, AMT: le bici qualche volta sono un intralcio sulla corsia riservata, ma devono anche essere considerate per il vantaggio che offrono, anche per gli autobus, quando non sono un auto in coda al semaforo o un passeggero in più nell’ora di punta. Ricevibile la proposta? Pensiamo di si: il codice della strada assegna al Sindaco la facoltà di istituire le corsie riservate e quella di stabilire chi è ammesso a percorrerle. Del resto niente di nuovo: le bici possono circolare sulle preferenziali di molte città italiane e non, da Parigi a Mestre.

La nostra seconda proposta è relativa ai sensi unici della ZTL.
Noi vogliamo che “tutte le strade a senso unico delle zone trenta diventino strade a doppio senso di marcia solo per le biciclette”: via i cartelli di senso unico, macchine e moto sono costrette ad una direzione da segnali di obbligo o di divieto che riportano la scritta “escluso biciclette”. Quindi non chiediamo che i ciclisti siano “autorizzati ad andare contromano”: è evidente che formulata in questo modo la richiesta non é ricevibile. Formulata nell’altro è invece stata accolta da alcune amministrazioni comunali: fra le altre quelle di Bolzano, di Merano, di Reggio Emilia, di Piacenza, di Modena, di Lodi ... Pericoloso il doppio senso in tutte le strade della ZTL? Quanti ciclisti percorrono già contromano via Stella, Corso Portoni Borsari o via Pellicciai? Quanti incidenti? I ciclisti vengono travolti e muoiono dove le macchine possono correre, non nelle zone trenta! Come confermano del resto anche i dati dei comuni dove il doppio senso è in uso. Gli automobilisti, debitamente informati del fatto che in tutte le strade del centro storico le biciclette possono percorrere entrambi i sensi di marcia dovranno andare piano: ai 30, finalmente! Stiamo parlando della ZTL non della circonvallazione! E stiamo parlando di una città che nei ripetuti propositi della nostra amministrazione deve diventare sempre più “amica della bicicletta”.

Perchè queste proposte?
Quando questa giunta (che ha fatto, per la bici, più di tutte quelle che l’hanno preceduta) avrà concluso il suo mandato avremo probabilmente una trentina di chilometri di piste ciclabili. Molti rispetto al niente di prima. Poco o nulla rispetto alla rete di migliaia di chilometri di strade cittadine. È evidente che per promuovere la bicicletta non ci si può limitare alla realizzazione delle piste ciclabili. Bisogna anche fare attenzione a quello che accade ai ciclisti in tutta la città. Ragionando a partire dai tragitti più frequentati. I “grandi attrattori” sono, come sempre, il centro, l’ospedale, l’università, le stazioni ... Sui i tragitti possibili fra la periferia, il centro e questi attrattori con l’attuale regolamentazione della viabilità chi va in bici è costretto agli stessi percorsi cui sono costrette le macchine.
Un esempio: un ciclista che da Borgo Venezia vuole raggiungere Ponte Nuovo e proseguire verso il centro, dopo il tunnel di via Volta oggi dovrebbe arrivare sino ai giardini della Giarina per poi risalire il lungadige. Se verrà accolta la nostra proposta potrà raggiungere direttamente il ponte percorrendo la corsia preferenziale di via Carducci. Quello che proponiamo è un percorso più rischioso? No, anzi: meno incroci e meno pericolose svolte a sinistra. Quello che proponiamo è un percorso decisamente più corto: della metà! Qualcuno può sostenere seriamente che siano le bici ad intralciare gli autobus in via Carducci? Se costringeremo i ciclisti al percorso più lungo scoraggiando qualcuno ad usare la bicicletta sarà un vantaggio per AMT? E per la città?
Se, superato il ponte, il nostro vuole andare in Piazza Bra, con l’attuale regolamentazione viene costretto a perdersi in lunghi e tortuosi giri nelle vie del centro. Se verrà accolta la nostra proposta verrà autorizzato a percorrere via Stella nella direzione oggi vietata. Un percorso molto più breve ma più pericoloso? Ma non scherziamo! Guardi quello che succede centinaia di volte al giorno sotto i nostri occhi.
Nei paesi dove la promozione della bicicletta è stata fatta con molta efficacia, si dice che “le biciclette sono come l’acqua: scelgono sempre il percorso più breve”. Se vogliamo che il numero di ciclisti cresca dobbiamo assicurare loro percorsi diretti sia dalla periferia al centro che all’interno delle ZTL. Di questo si tratta: le nostre proposte servono ad assicurare a chi va in bicicletta la possibilità di muoversi sui percorsi più brevi e diretti possibili.

Illegalità diffusa!
Che i ciclisti scelgano sempre i percorsi più brevi e diretti lo dimostrano i dati che abbiamo raccolto lo scorso 22 settembre quando abbiamo contato i ciclisti sui 10 punti di ingresso alla città antica: dalle 7,30 alle 10 quasi 4000. Ebbene il 61% di loro stava per commettere o aveva appena commesso una infrazione legata al senso unico o alla corsia preferenziale (le allego la nostra relazione su quei rilevamenti). Avevano alternative? Si: i percorsi lunghi e tortuosi riservati alle macchine ...
Multarli tutti? Questi 4000 sono già costretti ad usare vecchie biciclette per sfuggire ai ladri. Non hanno abbastanza parcheggi e devono legare le bici a pali e paletti. Devono percorrere strade manutenute senza nessuna considerazione per loro (tombini, buche e fessure parallele al senso di marcia). A loro disdoro vengono spesso definiti come fuorilegge irrispettosi delle norme. Del resto devono quotidianamente sperare nella distratta benevolenza dei vigili... Se sanzionati ripetutamente probabilmente alcuni di loro si rassegneranno ad un altro mezzo di trasporto. Nell’interesse della città? È un obiettivo di questa Giunta?
Le nostre proposte servono a dare dignità ai ciclisti urbani che hanno diritto a potersi muovere in legge e che invece si confrontano con una Verona che, a dispetto di molti proclami, è tutto tranne che a loro misura. Servono a migliorare l’immagine di quanti scelgono la bicicletta e a comunicare loro il favore dell’Amministrazione. E a dare loro tranquillità: guai a fare un incidente se si percorre, non autorizzati, una corsia riservata: ci si fa male, si ha torto e si viene anche multati ...

La domanda vera è: ha senso dare così tanta attenzione ai ciclisti?
Gli equivalenti americani degli amici della bicicletta europei usano magliette che, sulla schiena, riportano ben visibile la scritta: “una macchina in meno”. Chi vede per la strada un ciclista deve vedere una macchina in meno. Un passeggero in meno sull’autobus nell’ora di punta. E un motorino in meno. Deve vedere anche qualche metro cubo di inquinanti in meno e meno rumore. E meno petrolio. E più salute e persino più allegria. Deve pensare che la presenza di ciclisti (e di pedoni) viene considerata, in Europa, un indice di qualità della vita. Funzionale anche alla sopravvivenza dei cosiddetti, preziosissimi, “negozi di vicinato” (il numero di potenziali “contatti negozio” di un ciclista in una città è pari a quello di un pedone in un centro commerciale).
Chi sceglie la bicicletta merita attenzione perchè, oltre che per se stesso, è un vantaggio per la città. Ci si crede, come nell’Europa più evoluta dove chi sceglie la bicicletta viene premiato, o non ci si crede come capita purtroppo qui da noi.

Quale modello di città? Servono scelte coraggiose e coerenti con i programmi.
Se ci si crede, i provvedimenti viabilistici via via assunti dovranno essere coerenti con un modello di città che premia la mobilità dei ciclisti (e quella dei pedoni e degli utenti dei mezzi pubblici) e penalizza quella centrata sul mezzo privato (quindi si alle telecamere, alla tariffazione della sosta, all’ampliamento della ZTL, all’istituzione di zone trenta sempre più estese). D’altra parte per risolvere l’emergenza traffico non ci sono molti modelli disponibili: la “deregulation” delle città dei paesi in via di sviluppo o la “regulation” delle città europee (sempre favorevole ai ciclisti, ai pedoni e agli utenti del mezzo pubblico). Poichè, qui a Verona, come pare inevitabile, stiamo correndo verso il record di sette/otto macchine per dieci abitanti (ci arriveremo nel 2010), chiederci quale modello pensiamo sia quello perseguibile sembra proprio una domanda retorica.
Possiamo sperare che per progettare la nostra mobilità si possa prendere esempio da Berlino, Lione e Vienna? Da noi non si può per questioni di latitudine? O è una questione di coraggio e di cultura politica? Penso al consigliere comunale che ha detto “va bene i ciclisti, purché non intralcino” e che ignora, probabilmente, che in molte città europee e in qualche città italiana si svolge in bicicletta una quantità di movimenti superiore a quella che qui a Verona si svolge con il mezzo pubblico. Da noi con il bus il 13% dei movimenti quotidiani. A Graz, città identica a Verona, in bici, il 17,5%.
La Commissione Europea sostiene che la bicicletta, in una città come la nostra, può coprire più del 25% di tutti i movimenti quotidiani. Se queste non sono favole (e siamo pronti a dimostrare che questi dati sono veri), investire in bicicletta significa investire su un mezzo di trasporto importante anche dal punto di vista quantitativo. Fantascienza? A Bolzano, Trento, Mestre, Padova, Brescia e Mantova (e trascuro le città emiliane) stanno ottenendo risultati notevoli. Anche promuovendo un‘immagine positiva del ciclista urbano, contrastando il furto, promuovendo la sicurezza e,
a Bolzano in particolare, ponendo molta cura nella realizzazione delle piste ciclabili.

Le piste ciclabili.
Perchè lei ha ragione, sig.ra Tisato: al Comandante Altamura oltre a quelle sulla compatibilità delle nostre proposte con il Codice della Strada, lei, come riporta l’Arena, poneva una terza domanda: chiedeva anche se i ciclisti sono o meno tenuti ad utilizzare, quando ci sono, le piste ciclabili. Lei la risposta la conosce già: il cartello a sfondo azzurro che segnala la pista è un segnale d’obbligo. Chi va in bici quindi non ha scelta.
Ne discende che chi in bicicletta vuole correre a prendere il treno, delle due l’una: può rassegnarsi a percorre la pista disegnata sul marciapiede di Corso Porta Nuova sin dal suo inizio davanti a San Luca (rischiando di perdere il treno e di litigare con decine di pedoni) oppure può scegliere, a suo rischio e pericolo, di restare sulla sede stradale. In questo caso se sarà fortunato arriverà in tempo magari rimediando solo qualche invettiva (ciclisti imprudenti e lazzaroni: hanno voluto le piste ciclabili ...). Ma se è sfortunato rischia che un vigile “lo becchi” (contravvenzione e ramanzina) o di fare un incidente. In questo caso si fa male, ha torto e con la inevitabile multa dovrà pagare anche i danni.
Per questo le piste o sono ben fatte o sono una fregatura. E su questo la nostra amministrazione, che pure ha fatto cose egregie, ha compiuto anche molti gravi errori. E, purtroppo, non è servito a nulla segnalarli.

La ringrazio dell’attenzione e spero che, su questi temi, vorrà offrirci una qualche opportunità di confronto. Distinti saluti

Il Presidente
Paolo Fabbri