Racconti di viaggio

Ho deciso di seguire il fiume Reno

Io ero un elemento di questo viaggio che andava costruendosi via via lungo il percorso. Altro elemento era il fiume Reno, che inizia il suo corso da un luogo in Svizzera nei pressi di Andermatt contrassegnato da un faro (cosa ci fa un faro in montagna?) un faro in montagna in questo caso racconta ciò che succederà a questo piccolo rigagnolo in un futuro un po’ più in là e in un spazio un po’ più in là; l’altro elemento, la grande protagonista, era naturalmente la bici.

In tasca con me avevo tre lettere F: Fatti, Fatica e Fiducia.
Fatti: a volte trovo le parole superflue, non rispecchiano la realtà e ci confondono. Fatica: io credo che la fatica sia una delle mie più grandi maestre. Fiducia: è alla base di tutto.

Sono partita con l’obiettivo di raggiungere mio figlio in Olanda per il suo compleanno. Ho guardato l’area geografica tra Verona e l’Olanda e a questo punto il Reno si è messo in evidenza e mi è stato di ispirazione e guida. Ho organizzato il viaggio: giusto l’essenziale, ho preso alcune informazioni e consigli da amici ed esperti, in quanto per me era la prima volta da sola in viaggio sia con che senza bici. Ho comprato il libro ciclovia eurovelo 15, scaricato le mappe gps e poi tutto quello che sarebbe successo, sarebbe accaduto da se, bastava pedalare, essere presente a me stessa e tutto sarebbe accaduto intorno a me, il più delle volte per il verso giusto.

Ho preso il FlixBus fino a Strasburgo e da lì ho iniziato a pedalare seguendo il corso del fiume fino a Millingen nei Paesi Bassi.

Il primo giorno è stato veramente pieno di sfide: bici che non andava appena scesa dal FlixBus, fatti 60 km anziché 35 perché sbagliato strada e sovente strade interrotte, unico hotel del paesino consigliato chiuso. Ho pedalato sotto la pioggia e per finire mi sono scordata di bere e mangiare. Alla fine comunque ho trovato un hotel in un ridente e soleggiato paesino in Alsazia.

I giorni successivi, a parte un fatto increscioso, sono filati via abbastanza lisci. Ho perso il portafoglio con bancomat e documenti durante la visita a Colonia ma la notizia bella era che avevo anche il passaporto e un’altra carta di credito per cui ero “salva”.

Io ero totalmente disponibile e aperta alla vita che si stava dipanando dentro di me e fuori di me. Erano le circostanze che aspettavano me affinché potessero succedere.

Il fiume mi ha regalato tantissime emozioni: pedalare attorniata dalla natura, la quiete intorno a me, le folate di vento e profumi ma poi anche entrare in bici in grandi città: Bonn, Coblenza, Colonia, Düsseldorf, Mainz, Worms, Speyer. Ricordo con particolare piacere Zons, piccola cittadina incantevole e anche la zona delle gole del Reno ricche di castelli con villaggi molto suggestivi e leggende. Nel cuore ho molte immagini, Bacharach forse rappresenta per me una grande sorpresa di una bellezza e di una autenticità unica.

A Bingen sul ferry boat (è capitato varie volte che si transitasse da una riva all’altra) una signora di Amburgo mi ha fermato per chiedermi dove stessi andando, incuriosita perché anche lei in passato aveva percorso in varie tappe Eurovélo 15. Siamo state a parlare felici sotto la pioggia scambiandoci i suoi ricordi con i miei vissuti freschi freschi.

Lungo il Reno mi ha colpito molto aver visto alcune testimonianze storiche di avvenimenti legati alla seconda guerra mondiale: il ponte di Remagen o meglio ciò che resta del ponte, fatto saltare dai nazisti subito dopo le ultime manovre di attraversamento da parte degli alleati. Un altro punto storico è l’hotel Dreesen a Bad Godesberg dove Hitler aveva posto il suo quartier generale. L’hotel è ristrutturato e funzionante.

Spesso dormivo in hotel che affacciavano sulle sponde del fiume, e dalla finestra vedevo scorrere e scivolare silenziose lungo il fiume le chiatte che trasportavano diversi tipi di materiali dal mattino all’alba fino al tramonto. Tutto sembrava incredibile. Mi dicevo ma come è possibile essere arrivata fin qui pedalando, con le mie sole forze; sembrava tutto semplice e naturale, lontana da casa, sola e così tranquilla e felice.

Arrivata in terra olandese nei pressi di Arnhem, per poter andare da mio figlio ho dovuto abbandonare il Reno (salutandolo senza sapere che era un arrivederci) e volgere verso Eindhoven con la grande emozione di arrivare da lui e poterlo abbracciare. Rimarrò ad Eindhoven per 9 giorni dove anche lì la bici mi è stata compagna tutti i giorni.

Decido di ritornare in Italia sempre lungo il fiume, prendendo in parte il treno. Scenderò a Mainz da cui pedalando potrò così toccare Worms, Speyer (città incantevole) e arrivare a Lauterbourg in Francia, sulla sponda sinistra del Reno di fronte a karlsruhe. Lautenbourg non è molto lontana da Strasburgo e prenderò il treno francese per raggiungerla.

Il bello di poter girare per le città e i paesi in bicicletta è che i luoghi ti diventano più famigliari , li fai un po’ più tuoi, provi un senso di appartenenza.

Dopo Strasburgo è difficile staccarsi dal Reno a meno che non ci siano motivi urgenti per cui decido intanto di fare altre due tappe per raggiungere Basilea, città molto interessante, soprattutto la parte più vecchia. Dopo di che diventa difficile staccarsi anche dalla bici e questo vagabondare mi fa apprezzare l’essere nel flusso del fiume , nel flusso della vita. Decido di fare altre due tappe verso la Svizzera perché incuriosita da paesaggi più collinari e montani e arrivo prima a Waldshut-Tiengen e poi a Shaffausen per poter ammirare le cascate del Reno. Decido di terminare in bellezza e ritornare in bici il giorno successivo a Zurigo dove alle 14 avrei trovato il Flixbus che mi avrebbe condotto a casa.

Ho imparato molto da persone che ho incontrato lungo il percorso. Una coppia di anziani olandesi trascorrevano le vacanze in bici facendo tappa nei campeggi. Al mattino uscita dalla mia bett stay (casetta di legno, dove ci sta solo il letto) li osservavo fuori dalla tenda beati con lo sguardo rivolti al sole. Ho trovato anche persone meno gentili, ho provato dispiacere per loro.

Ci sono voluti 9 giorni per raggiungere mio figlio, 9 giorni per rimanere e 8 giorni per ritornare. Sono profondamente grata alla vita di avermi concessa questa possibilità dispiegando davanti a me quanto mi era necessario per essere nella gioia.

Ogni tanto mi dicevo, qualcosa, qualcuno dobbiamo pur seguire e io stavolta ho deciso di seguire il Reno. Lui è forte, è grande, vive da milioni di anni. Di cose ne ha viste molte e ne saprà… lui sa dove andare. Meglio seguire qualcuno che ne sa più di te.

Lungo il cammino tanti pensieri affiorano e trovano negli elementi della natura e nella pace un modo per essere accarezzati, risanati e reintegrati dentro di te.

Io ero concentrata a fare quei 2 o 300 metri o 2 o 5 km che proponeva il gps ma, dopo fatti quelli, di nuovo mi focalizzavo sul successivo segmento e mi ritrovavo a concludere le tappe giornaliere in modo tranquillo, percorrendo alla fine del viaggio1200 kilometri senza quasi accorgermene.

Io sentivo che il fiume mi aiutava.
Mentre pedalavo mi dicevo questo fiume sarà contento se io lo osservo, questi fiori, questi alberi saranno felici di farmi felice.

La bici ti allena ad essere molto attenta perché devi prestare attenzione a tantissime cose, la strada, impedimenti, accadimenti fortuiti, oltre che a guardarti intorno per apprezzare il paesaggio.

Il fiume Reno nel suo incessante scorrere mi ha insegnato ad essere come l’acqua: saper fluire, superare gli ostacoli in modo morbido, assecondandoli.

di Michela Tosi
(da Ruotalibera 184 – gennaio-aprile 2025)

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Redazione Ruotalibera

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