In 250 hanno aderito alla biciclettata
Sui pedali per chiedere una città «più vivibile»

lunedì 6 aprile 2009, di Alberto

In fondo alcune belle foto.

Articolo su L’Arena del 6 Aprile 2009

Dalle ex Cartiere in Basso Acquar i ciclisti hanno fatto tappa alla Spianà. «Preoccupati per il futuro del parco» Ciclisti lo si è sempre, anche con il tempo incerto. Ma la biciclettata organizzata da Legambiente, Amici della bicicletta, Comitato contro il traforo, comitato del Parco dell’Adige, Italia Nostra, Wwf, ha avuto dalla sua un tenue sole che l’ha accompagnata per tutto il tragitto. La «Verona che sogniamo» è stata voluta per invitare i cittadini a osservare le zone dove si gioca il futuro della città, la volontà era quella di discutere di alternative concrete. Venti chilometri di pedalate quindi per 250 cittadini che vogliono vedere chiaro se le proposte fatte dall’amministrazione in merito alla mobilità e alla viabilità risolveranno davvero i tanti problemi che affliggono Verona.

C’è anche chi ha bucato le gomme della bicicletta, e per l’occasione l’imprevisto è stato ribattezzato “traforatura”, ma non si è arreso. La partenza è avvenuta in piazza Bra alle 9.30, in testa i rappresentanti delle associazioni: Fabio Fabbri (Amici della bicicletta), Mario Spezie (Il Carpino), Manuela Formenti (Wwf), Luciano Albi e Michele Bertucco (Legambiente), Giuseppe Campagnari (Comitato dell’Adige), Alberto Balestriero (Italia Nostra). La pedalata, a Basso Acquar, ha raggiunto le ex Cartiere, poi tornando da viale Piave, ha attraversato la stazione arrivando alla stadio e si è fermata alla Spianà. Qui i partecipanti hanno espresso la preoccupazione di dover dire addio al parco. Arrivati alla diga del Chievo, si è pensato al Nassar e ai 3.110 metri quadrati destinata a direzionale, commerciale e oltre seimila a residenziale in un’area, hanno rimarcato i presenti, «esondabile».

«L’impressione è che le zone interessate dai cambiamenti siano distanti le une dalle altre, ma non è così, fanno parte di un unico e grande puzzle che vede lo sconvolgimento totale della città», affermano Fabbri e Bertucco. Pedalando, i 250 della «Verona che sogniamo» hanno sottolineato l’«assenza di piste ciclabili idonee» e il disappunto che «nelle aree dimesse della Zai si parli solo di alberghi, terziario e residenziale». E ancora: «Che senso ha un traforo abbinato ad autogrill e centri commerciali?». E poi, la strada di gronda «devastante per San Massimo e il parco dell’Adige». Non si salva nemmeno la filotramvia, «un progetto di massima che non prevede il percorso completamente su corsia preferenziale e nel centro sarà con motore a diesel». Sono tanti i “nodi” da sciogliere. «Si parla tanto di inquinamento ma non si fa nulla. Ma soprattutto manca un confronto», dicono i presidenti dei comitati .

La biciclettata si è conclusa a Porta Palio, dove la società del Mutuo Soccorso ha offerto un minestrone caldo.
A.Z.

Portfolio
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nella zona delle carceri

Il gruppo frazionato

lungo Corso Cavour

i partecipanti salutano