Racconti di viaggio

Dalla Torre dei Lamberti alla Torre Pendente

Una ciclovacanza all’insegna delle forature

Perché ci piace la fatica della bici? Interroghiamo internet per capire cosa ci spinge ad ammazzarci di fatica sotto il sole, mentre il resto della popolazione italiana si riposa al mare o in montagna e ne viene fuori una descrizione interessante.

Prima di tutto il ciclismo stimola la produzione di endorfine, ormoni che attenuano la fatica e il dolore e che hanno un effetto positivo sull’umore. Inoltre, andare in bicicletta ci fa sentire più energici, allontana la fatica e lo stress. Saranno state queste le motivazioni, oppure altre, fatto sta che anche quest’anno abbiamo deciso partire per un cicloviaggio organizzato dalla FIAB Verona intitolato “Dall’Adige all’Arno: il giro dei fiumi e delle torri”.

Marco e Fabrizia

Si parte come sempre da Verona con il nostro mitico capo-gita Marco Giavoni e la nostra amatissima scopa Fabrizia Graziani con i loro immancabili (e detestati) fischietti; ma di questo parleremo tra un attimo. Il gruppo come sempre annovera la presenza di soci “storici”, conosciuti in altre ciclovacanze, e anche di nuovi partecipanti. Tra le “new entry”, una coppia di canadesi che sembrano essere all’inizio un po’ spaesati, sensazione che però si esaurisce di fronte alla prima birra. Saranno tante le scoperte della coppia durante la settimana, sugli usi e costumi eno-gastronomici italiani, tra cui il fatto che il caffè può essere corretto, come se avesse delle imperfezioni sulle quali bisogna agire e soprattutto come valutare la qualità di una grappa, mediante “strofinamento” di alcune gocce tra le mani.

Ma torniamo ai volti noti. Non potevano mancare anche quest’anno Natalino e la Santa Donna (la sua consorte, che da anni lo sostiene e principalmente lo sopporta, amorevolmente). Il nostro Natalino normalmente nel corso dei tour sostiene le fanciulle in difficoltà nelle salite spingendo con tocco d’artista, preferibilmente il fondoschiena, affinché la salita diventi più lieve. Ma quest’anno ha avuto un compito ben più gravoso; il nostro uomo è dovuto intervenire per ben 13 volte per aiutare i ciclisti (questa volta non più solo donne) che foravano: probabilmente il nuovo record della specialità per una ciclovacanza. Per un gruppo di circa 40 persone, 13 forature sono veramente tante, ma il premio lo ha meritato il nostro Natalino che, senza mai lamentarsi, ha riparato i 13 buchi quasi alla stessa velocità del pit stop della Ferrari.

Tredicesima foratura

Non poteva poi mancare il mitico Riccardo, noto a tutti come WikiRicky, la nostra mascotte che, come lo scorso anno, aggiornava costantemente i ciclisti, andando avanti e indietro per l’intera fila, comunicando con regolarità velocità media, temperatura, località attraversata e chilometri percorsi. Tra i partecipanti poi era presente il mitico gruppo dell’”Ape Ritivo”, nato lo scorso anno (nel corso della ciclovacanza 2021 “Tour dei Cento Laghi”) davanti ad un aperitivo assaporato sulla terrazza della Rinascente di fronte al Duomo di Milano. I componenti del gruppo nel corso dell’anno si sono incontrati diverse volte per organizzare week end in bici e per rinnovare l’impegno della degustazione dell’aperitivo prima di una meritata cena. Anche in questa ciclovacanza il gruppo ha osservato rigorosamente il rito. L’impegno è ammirevole, visto che gli aderenti vengono da diverse regioni italiane e quindi fanno discreti sacrifici per essere presenti ai vari appuntamenti.

Se qualcuno fosse interessato, sappia che per poter aderire al gruppo bisogna superare un test di verifica dei requisiti, dei tassi alcolici tollerati e della disponibilità a concedersi qualche cena succulenta e predisposizione al rilassamento. Altra curiosità di questa ciclovacanza: erano presenti ben tre dottoresse, una fisiatra (rimasta per fortuna inattiva), una pediatra (siamo tutti un po’ bambini) e una radiologa (anche questa per fortuna non ha dovuto mostrare le sue competenze) tutte rigorosamente bionde.

Ma parliamo ora del nostro cicloviaggio. Come sempre partenza dalla bella Verona, quattro le Regioni attraversate: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana con visite ad alcune delle più belle città d’Italia (Mantova, Bologna, Firenze, Pisa e Lucca). Durante le pedalate ci hanno fatto compagnia due grandi cicliste: Alda e Marisa che ci hanno accompagnato nella tappa da Mirandola a Bologna.

Torniamo al crono-racconto. Lasciamo Verona e il percorso prevede una sosta a Borghetto sul Mincio, borgo medioevale caratterizzato dalla presenza del campanile, dalle ruote dei mulini ad acqua (utilizzati un tempo per la molitura del frumento e dei cereali) e dalle rocche del Ponte Visconteo, dalla straordinaria diga fortificata costruita nel 1393 per volere di Gian Galeazzo Visconti, Duca di Milano, allo scopo di garantire l’impenetrabilità dei confini orientali del ducato. Restiamo estasiati dalla bellezza del posto e guardiamo con cupidigia gli innumerevoli bar e ristoranti sul fiume che potrebbero essere un’occasione d’oro per una pausa rigeneratrice; purtroppo, il sogno si interrompe nel momento in cui il capogita utilizza il fischietto per farci tornare in sella. La delusione, ben visibile sui nostri volti, viene eliminata con la promessa di una successiva pausa in un caratteristico bicigrill nel bosco.

Firenze

E qui veniamo al secondo problema. Non avevamo mai realizzato fino ad ora che in Italia, proprio quando arrivano i turisti, i ristoratori di bar e ristoranti delle città, chiudono per andare in ferie, oppure riducono il personale. Questo si è tradotto in un incubo in quanto, la maggior parte dei bar erano chiusi. Si formavano lunghissime code alla cassa per un caffè e per l’utilizzo dei servizi igienici quando si trovava una struttura aperta. Quando finalmente si raggiungeva l’obiettivo come un caffè o un gelato, l’immancabile fischietto della guida ci costringeva ad ingozzare in fretta e furia quanto ordinato. Nel tratto da Bologna a Firenze abbiamo usufruito “dell’aiutino”: il pullman guidato dal grande Paolo, il miglior autista sulla piazza! Questa pausa nella pedalata ci ha permesso di visitare il paese di Marzabotto, teatro di una delle più grandi tragedie della Seconda Guerra Mondiale dove il gruppo ha sostato per una doverosa pausa di riflessione e commozione.

Altra perla della ciclovacanza è stata la visita al nuovo museo della Piaggio a Pontedera. Inaugurato nel marzo del 2000 nei locali dell’ex officina attrezzeria, Il Museo ricostruisce le vicende di Piaggio e del suo Territorio ripercorrendo un lungo tratto di storia italiana, fatto di trasformazioni economiche, di costume e di sviluppo industriale. Tutto questo attraverso l’esposizione dei suoi prodotti più famosi e rappresentativi, la mitica Vespa, il Ciao, le moto Gilera, ecc. e grazie alla ricchissima documentazione conservata nell’Archivio Storico. Qui il gruppo dei cicloviaggiatori ha perso la propria dignità di ciclisti tornando agli anni della giovinezza, ricordando giornate spensierate. Alla vista di un modello su cui ci si poteva sedere, una Vespa sidecar color crema, alcuni di loro hanno preso di assalto il veicolo per farsi qualche scatto e ritornare indietro nel tempo.

Ma il fenomeno più preoccupante si è verificato davanti al vagone di un treno, la mitica Littorina (anch’essa parte della storia della Piaggio), posto su binario morto dove gli stessi “sciagurati” hanno simulato improbabili suicidi e momenti di disperazione. Come sempre alle nostre cicloguide è toccato il difficile compito di riportare ordine nel gruppo promettendo una lauta pausa pranzo. Un’altra visita importante è stata al Museo di Leonardo a Vinci che invece si è svolta con più sobrietà e non ha quindi creato grossi problemi.

Arrivo

Parte del tour si è svolto prima sulla ciclovia del Sole che collega Verona con Bologna e successivamente sulla Pista ciclabile dell’Arno. Tra una foratura e l’altra siamo infine giunti alla meta finale per una foto di gruppo sotto la Torre Pendente. Come sempre il viaggio è stato spettacolare e, come ogni anno, ci ha permesso di conoscere tanti nuovi amici.

Sarà lunga l’attesa per un altro anno, prima della prossima avventura che ancora non sappiamo dove ci porterà.

di Claudia Salvi e Francesco Covelli

(da Ruotalibera 176 – ottobre-dicembre 2022)


 

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Redazione Ruotalibera

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