Cicloturismo

Lo sbocco al mare

Uno dei motivi per cui Venezia ostacolò e poi cancellò la signoria scaligera fu il tentativo dei veronesi di avere uno sbocco al mare e di procurarsi il sale senza dipendere dalla Serenissima. A noi la cosa fa sorridere, ma all’epoca era di vitale importanza.

Il mare veronese, oggi condiviso con Trento e Brescia, è il Lago di Garda, ma il mare vero è un’altra cosa: il mare mette in comunicazione col mondo, senza dover attraversare frontiere. Nel Medio Evo Verona comunicava via terra con i territori limitrofi, ma era l’Adige l’autostrada da cui passavano gran parte dei traffici della città. Tramite l’Adige, Verona comunicava a Nord con il Trentino e con il Tirolo e, da lì, con la Baviera, mentre a Sud i suoi traffici erano principalmente con Venezia. La via fluviale era divenuta fondamentale dopo la caduta dell’Impero Romano e la conseguente caduta in rovina delle belle e sicure strade consolari.

Bici + gommone

Nel Medio Evo le strade non erano che delle piste disagevoli, infestate da briganti e da un esercito di esattori del dazio. L’Adige, quindi, era la via più sicura e veloce per trasportare a Verona le materie prime ed esportare i prodotti finiti, soprattutto tessuti prodotti entro le mura scaligere. Dalla fine dell’ottocento, con lo sviluppo dei trasporti ferroviari e di quelli su gomma e, per quanto riguarda la nostra città, come conseguenza della costruzione dei muraglioni per salvare la popolazione dai disastri delle ricorrenti piene, il fiume perse ogni valore trasportistico.

Oggi, però, grazie alla bicicletta, Verona può tornare a sognare lo sbocco al mare attraverso il suo fiume. Ovviamente non sarà più uno sbocco per fini commerciali. Verona è ancora sede di stabilimenti di produzione di abbigliamento che però vengono esportati (ahinoi!) con i TIR, mentre il sale ha perso gran parte della sua importanza e, soprattutto, del suo valore economico. Ma l’economia c’entra, eccome! Lo dimostrano ampiamente le famose vie ciclabili lungo i principali fiumi d’Europa: il Danubio, il Reno, la Mosella, l’Elba, la Loira, il Canal du Midi e tante altre famose ciclabili lungo i corsi d’acqua, frequentate da milioni di cicloturisti europei e italiani in particolare.

Lungo le ciclovie rivive un’economia di prossimità, fatta di ostelli, B&B, alberghi, ristoranti, meccanici di cui i cicloturisti hanno estremo bisogno. Perché questo accada, naturalmente, non basta creare una pista ciclabile lungo un fiume. È indispensabile che questa pista, innanzitutto, sia fatta bene, abbia continuità e sia dotata di alcuni minimi servizi indispensabili a chi pedala dalla mattina alla sera. La segnaletica, poi ha un’importanza fondamentale, sia nel segnare le distanze e la direzione da prendere, sia per informare sui servizi disponibili nelle aree contigue alla ciclovia. Diversamente la pista ciclabile perde gran parte del suo fascino.

Un’altra ragione di successo delle grandi ciclovie europee è il loro collegamento con gli altri mezzi di trasporto, soprattutto il treno, punto dolente di una ciclovia lungo l’Adige. La ferrovia che unisce Verona con Rovigo e Chioggia, passando poco lontana dall’Adige, infatti, versa in condizioni che definire disastrose rischia di essere un complimento: le infrastrutture (rotaie e stazioni) sono quelle di sessant’anni fa, ma oggi semiabbandonate, i treni pure e non ammettono il trasporto di biciclette pur viaggiando spesso semivuoti.

Ma c’è un altro mezzo di trasporto che potrebbe tornare in auge, in abbinata con la bicicletta, cioè la barca, in due versioni: barconi attrezzati appositamente per crociere bici+barca o canoe e gommoni per alternare tratti in bicicletta con tratti sul fiume. Roberto e Francesca ci hanno dato per anni la possibilità di sperimentare la bellezza di una gita in bici+gommone, realizzando un’iniziativa entusiasmante, in collaborazione con un canoa club. L’esperienza della crociera in bici+barca, invece, è offerta dal notissimo Tour Operator vicentino che porta i crocieristi in giro per la Laguna e lungo il Po e i suoi canali. Dunque si potrebbe fare anche sull’Adige e diventerebbe un interessante collegamento alternativo (per i ciclisti) per raggiungere Venezia da Chioggia e attraverso le isole della Laguna.

Si potrebbe fare, significa che oggi non è così. La ciclovia dell’Adige si ferma a Verona. Da qui a Cavanella d’Adige si trovano spezzoni di ciclabile, spesso mal tenuti, tratti di sterrato brutale e tratti di strade provinciali trafficate. Un percorso adatto a ciclisti dotati di grande spirito d’avventura, come i nostri Alberto e Guido che a distanza di qualche anno si sono cimentati nella no-stop da Passo Resia al mare, in meno di 24 ore, a dimostrazione che chi fa cicloturismo non è un ciclista da salotto. Perché la ciclovia dell’Adige diventi una ciclovia vera e non un semplice chiacchiericcio ci vorranno ancora molti investimenti e molto tempo, ancora di più ci vorrà perché diventi una delle classiche del cicloturismo europeo, magari anche prima di quella del fratello maggiore Po. In fondo l’Adige è già avvantaggiata dal momento che nasce in Alto Adige/Sud Südtirol e attraversa il Trentino, due province che in fatto di ciclabilità sono all’altezza delle migliori regioni europee.

I candidati PD sull’Adige a Legnago

Nel veronese, grazie alle tante pressioni, soprattutto da parte nostra (FIAB Verona è una delle prime associazioni ciclistiche non sportive nate in Italia ed è tuttora la più numerosa), la ciclovia dell’Adige è arrivata, anche se non nelle migliori condizioni, fino in città. A Sud di Verona cominciano i problemi, soprattutto burocratici, ma basterebbe uno sforzo non sovrumano per completare il percorso. A Roverchiaretta è nato qualche anno fa il ciclorifugio di Radici in Movimento, che spesso andiamo a trovare con piacere. Nell’ultima visita, Andrea Lista che dell’associazione è instancabile promotore e motore, ci ha raccontato come già adesso, nonostante l’approssimazione del percorso, al loro ciclorifugio si presentano cicloturisti da tutto il mondo. E questo è un chiaro segnale dell’importanza che la ciclovia avrebbe, una volta completata. Durante la campagna elettorale per le elezioni regionali di settembre scorso, Elisa La Paglia, candidata per il Centro Sinistra, ha organizzato una pedalata da Verona a Legnago, convincendo molti candidati a partecipare, per primo il candidato Presidente Arturo Lorenzoni. L’idea era quella di unire la campagna elettorale ad un progetto concreto sul territorio: una ciclovia dell’Adige che unisse ciclisti e canoisti. Una buona idea, perché i candidati che hanno partecipato all’iniziativa hanno capito cosa sia il cicloturismo dal vivo, pedalando sotto il sole cocente di agosto, in tratti di pista spesso privi di ombra. Se qualcuno di loro sarà stato eletto (e qualcuno lo sarà sicuramente) quando andremo a parlare di cicloturismo ricorderà sicuramente la gita fatta in agosto, lungo l’Adige.

Ma a Verona abbiamo anche Elisa De Berti, assessora uscente nella Giunta Zaia e speriamo confermata. Lei è una donna della Bassa Veronese ed è anche nostra simpatizzante. Che dire? Forse è il momento di osare e di proporre progetti ambiziosi alla Regione Veneto, sapendo che a Venezia potremo contare su persone ben disposte sia in maggioranza che nell’opposizione. La ciclovia dell’Adige può sperare di uscire dall’elenco dei desideri impossibili.

(da Ruotalibera 168 – ottobre-dicembre 2020)

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Bepo Merlin

Giuseppe Merlin, per tutti Bepo, ciclista urbano e appassionato cicloturista, va in bici da sempre, ma più convintamente da quando, a seguito del primo infarto, il medico gli ha detto di essere in debito della vita nei confronti della sua due ruote. Da allora si spende senza risparmio per la promozione della ciclabilità, in veste di socio-attivo e animatore di uscite e serate culturali. È stato anche Direttore di FIAB nazionale (succedendo all'indimenticato Gigi Riccardi e prima dell'attuale Francesco Baroncini), lasciando di sè un bellissimo ricordo in tutti coloro che hanno avuto il piacere di incontrarlo e conoscerlo, durante una delle sue molte "visite pastorali" in giro per le varie associazioni d'Italia. Tuttora collabora con FIAB Verona in mille forme e con mille strumenti, tra i quali spicca la penna, la sua "arma segreta", che Bepo maneggia con destrezza e rara efficacia. Chiunque legga i suoi scritti, infatti, non può non apprezzarne l'onestà intellettuale e la lucidità di analisi. Da tempo immemorabile tiene la sua personale rubrica "El cantòn del Bepo" nell'ultima pagina della rivista Ruotalibera, di cui è stato per anni capo redattore, riorganizzandola nella veste e nei contenuti così come la vediamo oggi. È stato anche tra i promotori e forti sostenitori della rivista nazionale BC, importante mezzo di comunicazione per le associazioni FIAB italiane e indispensabile organo di diffusione del miglior "ciclopensiero".
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